domenica 18 ottobre 2009

Il mercato dei fuoriquota.

Una vera e propria corsa all’acquisto, ad accaparrarsi quello più bravo e conveniente
Si chiamano fuori quota, e il calciomercato su di loro parte subito. Anche quest’anno le squadre dei principali campionati dall’Eccellenza alla Prima, dovranno schierare per regolamento uno o due giocatori durante le partite. Una imposizione che arriva dalla Lega Nazionale, che intende con questo vincolo consentire ai giovani di emergere in campionati in cui la competizione è sempre alta e non è facile trovare spazio.

I tornei sulla carta sono dilettantistici ma in realtà fanno girare tanti soldi e nessuno è disposto a rischiare. Quest’anno il comitato ha cercato venire incontro alle esigenze delle società, molte delle quali non condividono l’obbligo di impiegare per forza i giovani. L’opinione comune dice che chi è bravo comunque gioca, ma si sa che tra un bravo giovane e uno esperto, l’allenatore alla fine va sul sicuro. Il problema si acuisce se poi gli esperti vengono da categorie superiori e hanno alle spalle anni di professionismo. L’orientamento a livello nazionale era quello di far giocare 4 fuori quota per avvicinarsi agli standard della serie D, ma alla fine è stata sposata la linea delle società sarde anche per ragioni demografiche che nella nostra isola limitano la scelta.

Così in ECCELLENZA e PROMOZIONE devono giocare almeno due calciatori “giovani”, uno nato dal 1° gennaio 1991 in poi e l’altro nato dal 1° gennaio 1990 in poi, sempre regolarmente tesserati per la stagione sportiva 2009/2010, che abbiano compiuto anagraficamente il 15° anno di età, nel rispetto delle condizioni previste dall’art. 34, comma 3, delle NN.OO.II. della F.I.G.C. Comunque debbono eccettuarsi i casi di espulsione dal campo e, qualora siano state già effettuate tutte le sostituzioni consentite, anche i casi di infortunio dei calciatori “ giovani”. In PRIMA invece è fatto obbligo di impiegare, sin dall’inizio e per l’intera durata delle gare, almeno un calciatore “giovane” nato dal 1° gennaio 1991 in poi. Questa disposizione ha scatenato anche quest’anno la ricerca del talento, per adempiere alle direttive federali. Il guaio è che in molti casi le società anziché puntare sui giovani locali, o per mancanza di fiducia o per scarsità di risorse spese nel settore giovanile, vanno alla ricerca disperata dei fuori quota. Lo fanno spesso promettendo mari e monti, denaro, salti di categoria, carriere brillanti, dimenticandosi che si tratta di minorenni o adolescenti che vivono il calcio semplicemente come una passione.

Alla fine il numero di giovani a disposizione è ridotto al minimo e i ragazzi sono consapevoli che alla fine giocheranno per necessità. Non perché se lo meritano, ma perché lo impone il regolamento e il mister non ha alternative. Le motivazioni vengono meno, e quel che è peggio quando incorrono in errori fungono da capri espiatori ai mali della squadra. Se hanno superato l’età, l’anno successivo non servono più e sono costretti a lasciare il posto ai colleghi più giovani, e così sarà per gli altri che verranno. A questo punto sorge una domanda: perché non favorire l’inserimento dei giovani in maniera diversa, magari stabilendo un numero maggiore di posti riservati (4 o 5) ma con una fascia d’età più alta (under 25), per evitare di continuare ad alimentare questo mercato selvaggio. Una fiera usa e getta dove quest’anno sei indispensabile e l’anno successivo non servi più.


Fonte servizio: http://www.ilterzotempo.net/sito/index.php?option=com_content&task=view&id=1020&Itemid=1