venerdì 19 giugno 2009

LO SPORT IN CRISI - Calcio dilettanti sull'orlo della bancarotta


A causa della crisi economica che vede ridursi l'impegno di molti sponsor e di una scriteriata campagna-prezzi per quanto riguarda i rimborsi spese dei giocatori, tante società si ritrovano con l'acqua alla gola e in questi giorni di mercato anziché comprare giocatori preferiscono liberarsi di quegli atleti che più costano in termini monetari.
Solitamente il mercato estivo veniva utilizzato dalle società dilettantistiche per cercare di rimediare alle scelte passate o comunque per rafforzare la squadra con l'idea di centrare l'obiettivo programmato.In questo segmento di mercato, invece, abbiamo assistito a un'inversione di tendenza. Le società hanno utilizzato questo periodo per togliersi le «zavorre» economiche, vale a dire quei giocatori che hanno un'incidenza notevole sui costi di gestione. Un'autodifesa per evitare delle voragini economiche a livello di gestioni.
Prima di addentrarci in questa tematica è bene fare due premesse. La prima riguarda l'introduzione dello svincolo. L'altro aspetto fa riferimento alla deformazione dei rimborsi spesa che si sono trasformati in veri e propri stipendi per i giocatori.
Liberi tutti. Lo svincolo è una clausola che le società hanno a disposizione per potersi «liberare» di quei giocatori che non si ritengono utili alla causa per motivi tecnici ma soprattutto economici. Dall'Eccellenza alla Terza categoria è una prerogativa che appartiene solo alle società che dal 1º al 17 dicembre possono svincolare qualsiasi atleta che figura nella lista dei tesserati. In serie D, invece, il discorso è diverso perché si può arrivare allo svincolo solo se c'è il consenso dello stesso giocatore. Un vincolo che è stato introdotto da un accordo tra Lega e Associazione giocatori. Dopo l'introduzione dello svincolo automatico dopo il 25esimo anno di età, questa clausola liberatoria è l'unica «arma» rimasta a disposizione delle società che, diversamente, devono sempre subire i «ricatti» dei giocatori.
Gli stipendi. E' stato proprio lo svincolo a drogare il mercato dei dilettanti con giocatori che hanno trasformato i consueti e previsti rimborsi spesa in sontuosi stipendi mensili. Non è un mistero per nessun addetto ai lavori, ad esempio, che un giocatore di Eccellenza arriva a percepire un rimborso spesa che ha una forbice da mille a duemila euro, con qualche punta in eccesso anche sui tremila euro. Lo stesso ragionamento vale per la Promozione dove ci sono rimborsi spesa che vanno da 500 a 1,500 euro mensili. Così a scalare, dato che ormai questi rimborsi spesa sono ormai consuetudine. Il dilettantismo, inteso come passione per il calcio e dunque non retribuito, è letteralmente scomparso. Ci possono essere delle nicchie dove vige il concetto «giochiamo solo per passione» ma fanno notizia.
E' evidente che sotto il profilo ideologico è insostenibile accettare che un giocatore di Prima categoria o Promozione possa guadagnare come un operaio o un impiegato. Ma questa è la realtà.
I dirigenti. A creare questo «sistema» è stato in parte lo svincolo e per certi aspetti l'ambizione di alcune società, in particolar modo quelle più ''agiate'' economicamente che hanno «drogato» il mercato dei giocatori in scadenza offrendo allettanti rimborsi spesa. C'è stata, in pratica, la rincorsa a offrire ricche mensilità ai giocatori svincolati dato che le società non avevano nessun esborso per il costo del cartellino. E' ciò che accade anche nei professionisti con due differenze: siamo al cospetto di giocatori che svolgono questa professione e come tale pagano le tasse, a differenza dei dilettanti e le società hanno la possibilità di tutelarsi con dei contratti pluriennali. Ciò che non è possibile per le società dilettantistiche; Molte società hanno dato un'interpretazione diversa a quello che era lo spirito iniziale del provvedimento. Molte società hanno teso ad alleggerirsi svincolando i giocatori più costosi oppure hanno dovuto far fronte a una crisi che ha coinvolto quasi tutta l'imprenditoria sarda (vedi Torres e Nuorese). E' bene mai dimenticare che le società dilettantistiche vivono di sponsor. I budget delle società sono tutti improntati sulle sponsorizzazioni e in questa crisi economica è stata questa «voce» la prima a subire dei tagli.